Indossavo orribili scarpe, a ripensarci oggi sorrido. Ricordo un giorno che cercavo nell’armadio qualcosa da mettere per uscire la sera: fiduciosa provai a indossare un abitino bianco che mi rimase incastrato all’altezza del seno. Piansi disperata! Mio marito chiamò una nostra amica stilista dicendole di prepararmi degli abiti più larghi. Non acquistai un solo capo prémaman se non i classici jeans che diventarono il mio passe-partout. Tuttavia ho anche un ricordo decisamente dolce di questi mesi di goffaggine, in cui mi presi cura di me e di quell’esserino che mi cresceva dentro: camminavo tutti i giorni, facevo lunghe passeggiate rilassanti, la sera stavo a lungo nella vasca da bagno, arricchita dall’olio di lavanda, accendevo la musica, una candela profumata e raccontavo all’esserino la mia giornata e le aspettative sul futuro. Era in nostro momento. Inoltre ogni settimana facevo un massaggio dalla mia amica estetista, che mai come in quel periodo mi coccolò con le sue mani.
Mi massaggiava anche la pancia, con delicatezza, e quei massaggi si rivelarono preziosi per il mio corpo. Forse grazie a tutte queste cure e attenzioni, il mio bambino nacque due settimane prima ed ebbi un parto splendido. Allattai per undici mesi senza alcuna difficoltà e il mio corpo, con naturalezza, tornò quello di prima, se non meglio. Non un segno, una smagliatura, un cedimento. Il cambiamento vissuto in gravidanza lo porterò sempre nel cuore: non ho amato né la pancia, né il seno grosso, per non parlare dei piedi gonfi, ma ho vissuto tutto come una fase, un passaggio, che mi ha portato quanto di più bello possa esserci al mondo per me, il mio Elia.
Tutte le esperienze vissute nei 9 mesi di dolce attesa hanno dato vita a un libro: I prodromi di un travaglio, edito da Bertoni Editore.