CHE CONFUSIONE !

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Se penso a “Che confusione” mi verrebbe in mente di proseguire la frase con “sarà perché ti amo”, celebre canzone dei Ricchi e Poveri. Oggi, purtroppo, questa esclamazione la collego a tutt’altro. Che confusione! Il clima nel quale ci troviamo e riguarda tutti, include tutte le fasce d’età, i generi, le nazioni. Almeno da questo punto di vista è decisamente democratica.

Confusione nell’informazione, rispetto ai punti di vista, nelle visioni relative a ciò che ci ha investito quest’anno. Pandemia, paura, virus, Covid, lockdown, asintomatici, terapie intensive, scuola, ripresa, seconda ondata, coprifuoco: parole, continue e incessanti, ripetute attraverso qualsiasi canale di comunicazione, ufficiale e non, pronunciate al tavolo tra amici, mentre si sorseggia un bicchiere di vino, a pranzo o a cena in famiglia, al lavoro con i colleghi. Che confusione!

Pensare che il genere possa non esistere più, così come il concetto di canone estetico, di bellezza, di identità. Parliamo di brand identity ma la person identity sta svanendo, si sbiadiscono i contorni, tutto diventa relativo: la provenienza, l’appartenenza, la direzione. Conta solo il qui e ora e un desiderio di piacere, di appagamento individuale, effimero, istantaneo, inconsistente. Che confusione! Non poter più dare un nome alle cose, definirle, chiamarle come le abbiamo sempre chiamate.

Distorcerle, usare inglesismi, evitare di nominarle, confonderle e confonderci, perché dare un nome alle cose significa addomesticarle, farle proprie, interiorizzarle, toglierlo equivale a rendere tutto aleatorio.

Che confusione!

Perché è nella confusione che si smarrisce la verità e con essa la capacità di ritrovarsi.

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